Il diabete mellito è un'alterazione cronica del metabolismo causata da una carenza assoluta o relativa, dell'azione insulinica. È caratterizzato da iperglicemia postprandiale e/o a digiuno e nella sua piena espressione, da chetosi e deplezione proteica.
Il diabete è stato classificato per lungo tempo sulla base di specifiche caratteristiche cliniche in 2 tipi principali:
La grande sovrapposizione dell'età d'insorgenza tra i pazienti con diabete mellito insulino-dipendente e quelli con diabete non insulino-dipendente, indica che la classificazione basata sull'età non è precisa.
Sono state identificate 5 principali categorie:
- Diabete tipo 1 (insulino-dipendente)
- È causato da distruzione β cellulare, su base autoimmune o idiopatica, ed è caratterizzato da una carenza insulinica assoluta (la variante LADA - Latent Autoimmune Diabetes in Adult - ha decorso lento e compare nell'adulto
- Diabete tipo 2 (diabete non insulino-dipendente)
- È causato da un deficit parziale di secrezione insulinica, che in genere progredisce nel tempo ma non porta mai a una carenza assoluta di ormone e che si instaura spesso su una condizione, più o meno severa, di insulino resistenza su base multifattoriale
- Diabete gestazionale
- È causato da difetti funzionali analoghi a quelli del diabete di tipo 2, viene diagnosticato per la prima volta durante la gravidanza e in genere regredisce dopo il parto per poi ripresentarsi a distanza di anni con le caratteristiche del diabete di tipo 2
- Diabete monogenico
- È causato da difetti genetici singoli che alterano secrezione e/o azione insulinica (ad esempio MODY, diabete lipoatrofico, diabete neonatale)
- Diabete secondario
- È conseguenza di patologie che alterano la secrezione insulinica (ad esempio pancreatite cronica o pancreasectomia) o l'azione insulinica (ad esempio acromegalia o ipercortisolismo) o dipende dall'uso cronico dei farmaci (ad esempio steroidi, antiretrovirali, antirigetto) o dall'esposizione a sostanza chimiche
Noi ci occuperemo del diabete primario che ricopre il 90% dei casi, determinati da alterazioni spontanee non attribuibili a un altro processo primitivo, nella quale si riconoscono le due forme: tipo 1 o diabete insulino-dipendente e tipo 2 o diabete non insulino-dipendente.
TIPO 1 | TIPO 2 | |
---|---|---|
Prevalenza | Circa 0.3% | Circa 5% |
Sintomatologia | Sempre presente Spesso eclatante e a inizio brusco | Spesso modesta o assente |
Tendenza alla chetosi | Presente | Assente |
Peso | Generalmente normale | Generalmente assente |
Età all'esordio | Più comunemente < 30 anni | Più comunemente > 40 anni |
Comparse di complicanza croniche | Non prima di alcuni anni dopo la diagnosi | Spesso presenti al momento della diagnosi |
Insulina circolante | Ridotta o assente | Normale o aumentata |
Autoimmunità | Presente | Assente |
Terapia | Insulina necessaria fin dall'esordio | Dieta, farmaci orali, analoghi GLP-1, insulina |
Alla base dell'eziologia del diabete spontaneo, non vi è un singolo fattore. I principali fattori eziologici sono fattori genetici, autoimmunitari, infettivi (virali) e nutrizionali.

Mentre nell'eziologia del diabete 1 sono stati ipotizzati fattori virali e autoimmunitari, nel diabete di tipo 2 l'obesità rappresenta il più importante tra i fattori predisponenti.
La prevalenza dell'obesità tra i pazienti affetti da diabete di tipo 2 è superiore all'80%; la comparsa del diabete in questo gruppo dipende più dalladurata che dal grado dell'obesità.
Il meccanismo attraverso cui l'obesità predispone allo sviluppo del diabete, è strettamente correlato alla situazione d'insulinoresistenza,associata all'aumento eccessivo del peso corporeo. Nei soggetti, che per fattori genetici presentano una ridotta capacità di secrezione insulinica, l'obesità determina una richiesta d'insulina che eccede la capacità secretoria delle cellule β.
Se non viene ridotto il peso corporeo, la situazione può evolvere dalla comparsa di iperglicemia a digiuno fino al diabete conclamato.
Il deficit di secrezione insulinica nel diabete di tipo 1 coinvolge sia la fase precoce sia quella tardiva della secrezione dell'ormone e diviene rapidamente totale. Tale perdita rappresenta un elemento differenziale rispetto al diabete di tipo 2 in cui è mantenuta una risposta parziale a stimoli diversi dal glucosio.
Nel diabete tipo 1 l'iperproduzione di glucosio a livello epatico è dovuta a un deficit d'insulina, potenziato da un eccesso di glucagone.
Le caratteristiche della secrezione insulinica nel diabete di tipo 2 sono diverse; i dati disponibili indicano che nelle fasi precoci deldiabete di tipo2, identificate per la presenza di livelli di glicemia normali a digiuno (inferiori a 120 mg/dl) ma superiori a 200 mg/dl 2 ore dopo il pasto, la secrezione di insulina in condizioni basali e in risposta alla somministrazione di glucosio è spesso aumentata in confronto ai controlli di pari peso.
Quando il diabete peggiora e i livelli di glicemia a digiuno superano valori di 120-140 mg/dl, la secrezione d'insulina si riduce progressivamente a valori ben inferiori a quelli osservati nei pazienti non diabetici.

Con un ulteriore aumento della glicemia a digiuno si riduce la risposta dell’insulina al glucosio.
Il deficit della secrezione di insulina nell’iperglicemia a digiuno, è dovuto a un deficit del riconoscimento del glucosio dei recettori glicemici delle cellule β, (deficit di sensibilità).
Ciononostante, la comparsa del diabete di tipo 2 nei pazienti obesi, risulta dall’incapacità delle cellule insulari di far fronte alle aumentate richieste d’insulina, determinate dalle condizioni di obesità.
Le alterazioni metaboliche del diabete non sono dovute esclusivamente al deficit di insulina, ma a un disturbo bi-ormonale, in cui l’iperglucagonemia fornisce un contributo essenziale.
Nei pazienti diabetici, il glucosio non sopprime la secrezione di glucagone e la somministrazione di proteine e aminoacidi determina un’ipersecrezione dell’ormone.

Viceversa la risposta del glucagone all’ipoglicemia, nel diabete di tipo 1 è ridotta; ciò suggerisce la presenza di un’alterazione per il glucosio, a livello dei recettori delle cellule α. Il ruolo principale del glucagone è pertanto quello di amplificare le conseguenze del deficit insulinico. Di conseguenza, nel diabete scarsamente controllato, la secrezione di glucagone indotta dal pasto peggiora l’entità dell’iperglicemia postprandiale
2017-08-09T09:00:00Z