Il diario alimentare è uno strumento terapeutico prezioso. Purtroppo molti profani l'hanno spesso proposto anche sulle riviste di moda,
suggerendovi di usarlo in maniera impropria rispetto ai suoi reali scopi.
Avvalersi di un diario alimentare al fine di rendersi conto se si mangia troppo o anche se lo si fa distrattamente, non è l'unica
funzione di questo strumento. Non si tratta solo un taccuino per tenere d'occhio quello che mangiate! D'altra parte la maggior parte di voi non ne
avrebbe bisogno se usato in questa chiave, in quanto sapete bene cosa mangiate!
Si tratta di una metodologia dal canovaccio molto flessibile. Infatti il terapeuta può chiedere di aggiungere o eliminare alcune voci in funzione
dello scopo che si vuole raggiungere o delle informazioni che desidera dedurre sul comportamento del paziente.
Generalmente il diario non viene impiegato nell'arco dell'intera terapia, ma nelle prime fasi, in modo tale che il terapeuta possa effettuare la
raccolta delle informazioni ed il paziente possa rendersi conto di eventuali problemi impliciti o difficoltà.
Ad ogni modo, se compilato con onestà e precisione, il diario alimentare è anche un potente strumento di auto-aiuto, perché consente
a coloro che lo utilizzano da soli, di auto-monitorarsi e di scoprire anche alcune informazioni nascoste.
L'errore che si può fare è presumere di conoscere già queste informazioni e quindi di mettere da parte il diario ancor prima di averne comprese
le potenzialità.
Procuratevi un quaderno, non un'agenda perché vi vincolerebbe con le sue scritte e la sua impaginazione e cominciate a compilarlo quotidianamente, seguendo lo schema seguente
Data: | ||
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Ora | Cibo / bevande assunti | Luogo |
Mi raccomando di compilarlo tassativamente volta per volta, possibilmente prima l'assunzione di cibi e bevande. Non fatelo mai a fine giornata perché rischiereste di dimenticarvi qualcosa, o di tralasciare volutamente qualche informazione. Annotatevi anche se state mangiando una gomma o una caramella senza zucchero.
Data: 20 Luglio 2017 | ||
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Ora | Cibo / bevande assunti | Luogo |
07:00 | Latte, caffé, 5 biscotti | Cucina |
09:30 | Caffé | Bar |
14:00 | Panino con prosciutto e stracchino, coca cola | Ufficio |
16:00 | Mezza merenda al cioccolato di mio figlio | Salone |
20:00 | Pasta al pomodoro (1hg), bistecca, insalata, 1 bicchiere di vino rosso, 1 mela | Cucina |
22:30 | 2 cioccolatini | Salone |
Come prima cosa, già il fatto di usarlo vi aiuterà a mangiare di meno, in quanto prima di assumere il cibo, o al più tardi mentre
lo state facendo, dovreste scrivere nero su bianco il tipo di alimento, la quantità e il luogo in cui vi trovate.
È quindi un primo efficace strumento di dilazione della risposta. È importante anche annotare il luogo in cui consumate i vostri
pasti o spuntini in quanto potreste rendervi conto che in particolari ambienti mangiate di più o vi lasciate andare completamente senza freni al cibo.
Ma facciamo un passo avanti. Una volta acquisita l'abitudine di compilare il diario con le regole che vi ho consigliato, dovete aggiungere un paio di altre voci, come nello schema che segue:
Data: | ||||
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Ora | Cibo / bevande assunti | Luogo | Con chi? | È successo / sta per succedere qualcosa? |
In questo modo, potrete facilmente capire se nella vostra alimentazione ci sono delle regole nascoste: per esempio se mangiate fuori pasto sempre alla stessa ora, o dopo che è successo qualcosa, o prima di affrontare un qualche genere di impegno, o anche quando siete soli o in compagnia di qualcuno in particolare.
A cosa serve la voce "Con chi?"
Questa voce è utile per comprendere se quando eccedete col cibo siete più spesso da soli o in compagnia di qualcuno. Le persone con cui eventualmente
vi lasciate andare di più a stravizi alimentari, sono sempre le stesse? Generalmente, comunque, la maggior parte delle persone che si abbuffa,
lo fa di nascosto o preferenzialmente da sola. Questo accade perché dentro di sé sa che non dovrebbe eccedere e lasciarsi andare ad
eccessi alimentari e così lo fa quando è sola per evitare critiche e mettere a tacere eventuali vocine dentro di sé che avvertono di
non farlo. Altrettanto spesso queste persone avvertono poi sensi di colpa più o meno forti per aver ceduto.
Similmente, la voce "è successo o sta per succedere qualcosa?" serve per dedurre alcune regole sul vostro modo di funzionare e
reagire agli eventi.
Data: 20 Luglio 2017 | ||||
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Ora | Cibo / bevande assunti | Luogo | Con chi? | È successo / sta per succedere qualcosa? |
07:30 | Cappuccino e cornetto alla crema | Bar | Mio marito | / |
10:30 | Merendina al cioccolato della macchinetta automatica, caffé | Ufficio | Da sola | Ho troppo lavoro da fare: non so da dove cominciare |
13:30 | Insalata col tonno al naturale | Casa | Da sola | Ho mangiato poco perché mi sentivo in colpa per la merendina della mattina |
16:00 | Mezzo panino con la cioccolata | Cucina | Con mia figlia | Mia figlia non la voleva più e non sono riuscita a buttarla via |
19:30 | 3 forchettate di pasta dei bambini | Cucina | Da sola | Volevo assaggiare il livello di cottura, ma poi non ho resistito: ero affamata. Mio marito ha telefonato per avvertire che tardava |
20:45 | Straccetti con rucola e pachino, verdura cotta, 1 arancia | Salone | Mio marito e mia figlia | / |
Alcune situazioni, anche quelle apparentemente più innocue, possono far scattare un senso di irrefrenabile appetito. Ciascuno di noi ha le proprie
"situazioni di innesco: una montagna di lavoro da sbrigare a casa o in ufficio, la noia, una sgridata del proprio capo, un litigio,
una pubblicità vista in tv e molte altre ancora.
Le situazioni sono davvero tante, ma le accomuna un unico fattore: queste situazioni d'innesco hanno il potere di farci provare delle sensazioni o
delle emozioni o di farci venire in mente dei pensieri che ci inducono a mangiare. Vediamole insieme in dettaglio nel prossimo paragrafo.
In questa ultima fase del diario alimentare, dovrete aggiungere un'ultima ma indispensabile voce: "Pensieri / Emozioni. Sono generalmente quelle sensazioni suscitate in voi da una situazione, un evento anche lontani nel tempo ma a cui state pensando in quel preciso istante che sorge in voi la brama di cibo.
Insomma, che cosa vi passa per la testa quando state per addentare quel dolcetto? Qual è il vostro stato d'animo quando vi riempite il piatto per
la seconda volta ben sapendo che non avete più fame?
Questa terza fase non è affatto banale, né potete trascurarla. Come vi comportereste se improvvisamente scopriste che quel biscotto lo avete mangiato
perché eravate annoiati di stare in casa? Che reazione avreste nel rendervi conto che la fetta di torta la avete ingurgitata perché eravate arrabbiati
con vostro marito o con vostra moglie? E che dire del pacchetto di patatine che avete consumato perché eravate agitati o ansiosi per quella riunione
di lavoro?
Data: | |||||
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Ora | Cibo / bevande assunti | Luogo | Con chi? | È successo / sta per succedere qualcosa? | Pensieri / Emozioni |
Data: 20 Luglio 2017 | |||||
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Ora | Cibo / bevande assunti | Luogo | Con chi? | È successo / sta per succedere qualcosa? | Pensieri / Emozioni |
Nel pomeriggio devo andare dal dentista | Mi sento agitata> | ||||
La mia amica è calata di 2 kg: ho paura a pesarmi | Sono depressa | ||||
Non mi sembra sia successo qualcosa | Ansia | ||||
Ho litigato con mio marito per la solita storia | Sono arrabbiata | ||||
Mi sono appena pesata: non sono scesa nemmeno di etto! | Mi sento frustrata | ||||
Ho ritirato le foto dell'estate: mancano altri 12 mesi prima di tornare in vacanza! | Mi sento triste | ||||
Ancora non ho finito quel lavoro per domani | Sono preoccupata per domani | ||||
Ho perso la pazienza con mio figlio e poi lui è andato a scuola senza fare pace | Mi sento in colpa | ||||
È da quando mi sono alzata sta mattina che ho pensato al dolce avanzato di ieri sera | Mi vergogno di quello che ho fatto: possibile che non riesco mai a resistere? |
Innanzitutto quella che ho descritto nell'esempio non è una "giornata tipo, ma una serie di situazioni che possono verificarsi
su più giorni, anche lontani tra loro. Come vedete, non tutte le emozioni ed i pensieri hanno una spiegazione plausibile.
Questo perché non sempre siamo in grado di dare un senso, di comprendere appieno i nostri stati d'animo. Però possiamo fare delle importanti distinzioni:
alcune emozioni o pensieri dipendono da qualcosa che è successo o accadrà. Sono cioè evento-dipendenti. In questi casi è necessario
capire il modo in cui reagiamo a determinati accadimenti, scoprire queste regole nascoste, per riuscire a corazzarci un po' meglio ed evitare che
determinate situazioni possano avere la meglio su di noi.
Altre emozioni o pensieri erano nella nostra testa, in sordina, e ci hanno creato un tale disagio che alla fine abbiamo ceduto al cibo.
Non dimentichiamo, infatti, che il cibo ha un altissimo potere sedativo.
Pensiamo alla sensazione di sonnolenza che ci viene dopo un pasto abbondante! Usiamo quindi inconsapevolmente il cibo allorquando avvertiamo dentro
di noi un'emozione spiacevole. Spesso non siamo nemmeno in grado di riconoscere di che tipo di emozione si tratti (rabbia, tristezza…) ed avvertiamo
un'agitazione, un languore che ci divora, un vuoto da riempire. E allora mangiamo pensando così di poter lenire questo languore o di riuscire a riempire
questo vuoto.
Ancora, altri pensieri ed emozioni arrivano dopo aver mangiato: si tratta frequentemente di sensi di colpa, rabbia, tristezza, senso di frustrazione, tutti aspetti legati tra loro. Sono reazioni normali che sopraggiungono a seguito di questo genere di comportamenti, come nello schema seguente:
Ogni tre-quattro giorni, o al più tardi nel fine settimana, concedetevi un po' di tempo per analizzare questo diario e, come un detective,
scoprire queste regole nascoste di cui abbiamo parlato: ci sono senz'altro, dovete solo trovarle.
Non mancate di annotarvi commenti e tutto quello che vi passa per la testa. Questo passaggio è assai importante almeno per due ragioni: la prima è che
vi permette per la prima volta di ragionare sul vostro modo di alimentarvi e lo farete in maniera critica, con i dati alla mano.
In secondo luogo, perché vi aiuta a comprendere che la maggior parte delle volte che mangiate qualcosa, soprattutto fuori pasto, questo avviene perché
rispondete ad un'emozione, ad uno stato d'animo in maniera inappropriata. Questo significa che quando per esempio vi sentite arrabbiati con qualcuno,
mangiare una merendina non è il comportamento "appropriato", quello che normalmente si sceglierebbe. Oppure quando siete annoiati, svaligiare la dispensa
non vi farà passare la noia. Ecco cosa si intende per risposta "inappropriata".
Fino ad ora, fino al momento in cui ancora non utilizzavate il diario alimentare, non avevate molta dimestichezza con le vostre emozioni e finivate con l'agire in modo automatico. Ciò avveniva soprattutto perché non riuscivate a decifrare le vostre sensazioni, non capivate da dove si originassero, né cosa fossero. Ora, invece, avete lo strumento per farcela. Vi avverto però che avrete bisogno di tanta pratica e spesso farete errori: non è affatto semplice riuscire a leggersi dentro!
A questo punto, una volta che sarete riusciti in linea di massima ad individuare quali pensieri ed emozioni attraversano la vostra mente rendendovi,
così, più cedevoli, potrete finalmente cominciare a rieducarvi.
Rieducarvi in questo caso significa rispondere in maniera giusta ed efficace alle vostre emozioni. Una volta che avrete individuato
i vostri momenti di rabbia, preoccupazione, noia, inquietudine (cercate di essere più specifici possibile!), dovrete impegnarvi a fondo per sostituire
la risposta sbagliata (mangiare) con quella giusta.
Se siete annoiati fate una telefonata ad un'amica, leggete un libro, andatevene a spasso su internet, accendete la tv, portate a spasso il cane, ma
astenetevi dal mangiare, tanto sapete che non è di cibo che avete bisogno. Così come se siete preoccupati, se vi sentite inquieti, ansiosi, distraetevi,
trovate delle attività alternative che facciano al caso vostro e vi aiutino a scaricare le tensioni.